In treno puoi chiacchierare con chi ti siede di fronte, di lato, su di un sedile vicino, o dieci posti più in la; puoi prendere un caffè al bar, scendere a prenderlo al bar delle stazioni quando il cambio dura
un' ora.
un' ora.
Sui vagoni succedono un mucchio di cose: due miei amici si sono innamorati e adesso hanno due bambini bellissimi; ci si possono fare le prime figuracce, come farsi beccare in bagno senza biglietto per una tratta di cinque minuti d'orologio, si può riflettere notti intere appesi ai finestrini inalando buio pesto, si può dividere un cesto di mandarini, ritrovare vecchi amici.
Si può trovare affetto sincero: una volta durante un lungo viaggio notturno di ritorno dall'università, una signora mi ha praticamente costretta a distendere le gambe sulle sue perché non ammetteva che dormissi scomoda.
Non c'è stato verso di farla desistere, hanno vinto le sue morbide ciccie e io ho fatto la mia migliore dormita in treno dalla notte dei tempi.
Se come i salentini vivi nel sud del mondo, almeno una volta nella vita prenderai un treno. Se sei fortunato, molte di più.
Per il primo small trip di Lucrezia (quando abbiamo fatto il viaggio aveva 14 mesi), abbiamo scelto due dei mezzi di trasporto che preferiamo, cioè la bici e il treno per l'appunto, ed una storica tratta ferroviaria salentina, quella delle Sud Est, che ci avrebbe portato verso Gallipoli.
Giorno di partenza un sabato di dicembre, giornata splendida, sole pieno, freschetto ma non troppo.
Le ferrovie Sud Est raggiungono buona parte dei comuni a sud di Lecce fino al capo di Leuca e quelli della provincia di Brindisi e Taranto, oltre che parte del barese.
C'è un bel docufilm visionario ed ironico che ne parla, Italian Sud Est, prodotto dalla Fluid Video Crew per la regia di Davide Barletti.
I vagoni delle Sud Est, prendono il nome di Littorine, che è il soprannome delle prime automotrici diesel prodotte in Italia dal 1932 in poi.
Quelle più vecchie hanno interni giallo pallido traslucidi, sedili marroni in pelle pieni di scritte, posacenere in metallo, finestrini apribili con tendine di panno color nocciola, portabagagli anch'essi in metallo (traforato) e bagni impraticabili.
All'esterno le littorine sono colorate, ma lungo il tragitto in alcune stazioni se ne trovano di bianche, come canute, sedute salde e sole sull'erba secca in una posa da far west americano.
Il biglietto si compra sul primo binario in una biglietteria a parte, e per Gallipoli costa all'incirca 8 euro (inclusi i bambini); le biciclette non pagano ma è comunque necessario far loro un biglietto d'accompagnamento.
Poichè non tutti i treni hanno la rastrelliera per appendere le bici (si appendono per le ruote, di traverso, in alto), è necessario chiamare almeno due ore prima della partenza il numero 0832/668265/257 dalle ore 5,30 alle ore 19,30 (Sezione di Lecce), per verificare che le rastrelliere ci siano davvero sul treno che prenderete.
Il passaggio da un binario all'altro è piuttosto pericoloso specie con i bambini, perchè nella migliore delle ipotesi si attraversano i binari con le bici facendo tanta attenzione, nella peggiore si deve prendere il sottopassaggio e quindi mentre uno resta con la bimba, l'altro trasporta le biciclette una ad una.
Il personale è gentile e disponibile, aiutano tutti, aspettano, basta chiedere.
Il treno che abbiamo preso all'andata era nuovo, Lucrezia si è divertita ad attraversare per tutto il tempo il convoglio da parte a parte, con massimo divertimento sui gradini tra una carrozza e l'altra; ha chiacchierato con tutti e detto ehi! a tutti: la famiglia di italiani, due ragazzi spagnoli in viaggio, il gruppo di indiani ed il gruppone di africani.
La mescolanza etnica ci ha permesso di gustare un viaggio nel viaggio e di capire che ehi! funziona bene in tutte le lingue.
Dal finestrino scorrono veloci campi di ulivi, paiare, casolari abbandonati e masserie bellissime, terra rossa e contadini all'opera, fino a che, all'improvviso, dietro al verde appare una striscia celeste di mare soleggiato.
Arrivati in città, con le bici abbiamo raggiunto l'ingresso di Gallipoli. La stazione è poco fuori, sulle vie dello shopping, a circa 2 km dal centro storico.
Ci siamo fermati poco prima del castello, davanti al porto, vicino alla fontana etrusca a parlare con i pescatori e a guardare barche a vela e pescherecci, poi costeggiando il mare siamo entrati nel centro e abbiamo lasciato le bici legate ad un palo davanti alla cattedrale.
Lucrezia, curiosa e spavalda, mi ha costretta ad entrare nella farmacia storica di Gallipoli, un luogo magico, a forma di semicerchio e tutta affrescata; dietro una porticina l'accesso alla cisterna, enormi teche di vetro vanno dal pavimento al soffitto e sono piene di vasi, bocce e fialette, ceramiche e terrecotte di tutte le epoche con scritte vecchie ed affascinanti che indicano sostanze ormai dimenticate, contenute nei vari recipienti, la manna ad esempio, le droghe, i veleni.
Sulla teca di fronte, in alto, una serie di ceramiche con disegni color turchese opaco sono quelle più antiche, risalgono al '700 e vengono da una fornace di Grottaglie. Le tecniche usate per creare e dipingere queste ceramiche sono cadute in disuso, tant' è che degli studiosi del Museo della Ceramica sono andati ad esaminarle.
Quando a Lucrezia è arrivata la stanchezza, ci siamo fermati in un bar per la nanna e noi intanto abbiamo sorseggiato un bell'aperitivo, controllato online in quale ristorante mangiare e prenotato.
Mentre piluccavamo le nostre olive e sorseggiavamo succo d'arancia (per chi allatta) e negroni (per chi no), è passato un sub per strada, vestito da sub, con tanto di muta nera, cappuccio, scarpini e i pesci appesi alla cintola! Nel centro storico! Passeggiava bagnato e con nonchalance tra la gente in questo soleggiato sabato invernale.
Per arrivare al ristorante abbiamo ricevuto indicazioni da un omaccione enorme con maglietta sopra all'ombellico (sputato fuori da una pancia abnorme) e da una signora che ci ha riferito che il posto era difronte al prend & breck più avanti.
Il posto che abbiamo scelto per pranzare è l'Angolo Blu, un posticino raccolto, piuttosto elegante ma alla mano.
Per Lucrezia hanno cucinato dei micro tubetti al sugo, talmente buoni che ne ha finito un piatto gigantesco e noi ci siamo sfiziati con un sontuoso antipasto di pesce, poi pappardelle zucchine gamberetti e vongole, decorate col nero di seppia, quindi una seppia alla gallipolina.
Dopo il caffè ci siamo affacciati sul mare, verso il faro di Sant'Andrea, dove ogni volta il cuore si apre per lasciare entrare lo scintillio del sole sul mare e la brezza fresca.
Tralasciando questa parte del racconto, alla fine la piccola si era solo graffiata bocca e naso, per cui verso le 17, 30 eravamo di nuovo in stazione per prendere il treno del rientro.
Lucrezia anche al ritorno ha giocato felice passeggiando da un vagone all'altro. Stavolta abbiamo dovuto cambiare nella stazione di Zollino e l'ultimo treno era finalmente un'anziana Littorina con sedili in pelle.
I nostri compagni di viaggio erano un milanese di origini salentine che aveva appena fatto il bagno a mare e una biondona leopardata che ha fatto giocare Lucrezia con il suo telefono (anche lui leopardato).
Insomma il ritorno è stato un po' faticoso perchè saremmo dovuti rientrare due ore prima con la luce ed invece siamo partiti due ore dopo con il buio e il freddo della sera, spaventati dall'incidente, ma è stato veramente un bel viaggio, anche non troppo faticoso con una bimba così piccina.
Prossima tappa, probabilmente Leuca, anzi Gagliano del Capo. Capolinea.
Valeria Girau- valeriagirau.blogspot.it
Giorno di partenza un sabato di dicembre, giornata splendida, sole pieno, freschetto ma non troppo.
Lucrezia in bici, in stazione a Lecce
Cartelli ferroviari in stazione a Lecce
Treni delle Ferrovie Sud Est - Foto di Maurizio Buttazzo
Le ferrovie Sud Est raggiungono buona parte dei comuni a sud di Lecce fino al capo di Leuca e quelli della provincia di Brindisi e Taranto, oltre che parte del barese.
C'è un bel docufilm visionario ed ironico che ne parla, Italian Sud Est, prodotto dalla Fluid Video Crew per la regia di Davide Barletti.
I vagoni delle Sud Est, prendono il nome di Littorine, che è il soprannome delle prime automotrici diesel prodotte in Italia dal 1932 in poi.
Quelle più vecchie hanno interni giallo pallido traslucidi, sedili marroni in pelle pieni di scritte, posacenere in metallo, finestrini apribili con tendine di panno color nocciola, portabagagli anch'essi in metallo (traforato) e bagni impraticabili.
Interni dei treni delle Ferrovie Sud Est- Foto di Maurizio Buttazzo
All'esterno le littorine sono colorate, ma lungo il tragitto in alcune stazioni se ne trovano di bianche, come canute, sedute salde e sole sull'erba secca in una posa da far west americano.
Il biglietto si compra sul primo binario in una biglietteria a parte, e per Gallipoli costa all'incirca 8 euro (inclusi i bambini); le biciclette non pagano ma è comunque necessario far loro un biglietto d'accompagnamento.
Poichè non tutti i treni hanno la rastrelliera per appendere le bici (si appendono per le ruote, di traverso, in alto), è necessario chiamare almeno due ore prima della partenza il numero 0832/668265/257 dalle ore 5,30 alle ore 19,30 (Sezione di Lecce), per verificare che le rastrelliere ci siano davvero sul treno che prenderete.
Luca e Lucrezia in treno, dietro la rastrelliera per le biciclette
Il passaggio da un binario all'altro è piuttosto pericoloso specie con i bambini, perchè nella migliore delle ipotesi si attraversano i binari con le bici facendo tanta attenzione, nella peggiore si deve prendere il sottopassaggio e quindi mentre uno resta con la bimba, l'altro trasporta le biciclette una ad una.
Il personale è gentile e disponibile, aiutano tutti, aspettano, basta chiedere.
Il treno che abbiamo preso all'andata era nuovo, Lucrezia si è divertita ad attraversare per tutto il tempo il convoglio da parte a parte, con massimo divertimento sui gradini tra una carrozza e l'altra; ha chiacchierato con tutti e detto ehi! a tutti: la famiglia di italiani, due ragazzi spagnoli in viaggio, il gruppo di indiani ed il gruppone di africani.
La mescolanza etnica ci ha permesso di gustare un viaggio nel viaggio e di capire che ehi! funziona bene in tutte le lingue.
Lucrezia corre felice tra i vagoni
Dal finestrino scorrono veloci campi di ulivi, paiare, casolari abbandonati e masserie bellissime, terra rossa e contadini all'opera, fino a che, all'improvviso, dietro al verde appare una striscia celeste di mare soleggiato.
Arrivati in città, con le bici abbiamo raggiunto l'ingresso di Gallipoli. La stazione è poco fuori, sulle vie dello shopping, a circa 2 km dal centro storico.
Ape colma di arance all'uscita dalla stazione di Gallipoli
Ci siamo fermati poco prima del castello, davanti al porto, vicino alla fontana etrusca a parlare con i pescatori e a guardare barche a vela e pescherecci, poi costeggiando il mare siamo entrati nel centro e abbiamo lasciato le bici legate ad un palo davanti alla cattedrale.
Pescatori gallipolini
In bici a Gallipoli
Profilo della Cattedrale di Gallipoli
Lucrezia, curiosa e spavalda, mi ha costretta ad entrare nella farmacia storica di Gallipoli, un luogo magico, a forma di semicerchio e tutta affrescata; dietro una porticina l'accesso alla cisterna, enormi teche di vetro vanno dal pavimento al soffitto e sono piene di vasi, bocce e fialette, ceramiche e terrecotte di tutte le epoche con scritte vecchie ed affascinanti che indicano sostanze ormai dimenticate, contenute nei vari recipienti, la manna ad esempio, le droghe, i veleni.
Antica farmacia Provenzano Gallipoli
Antica farmacia Provenzano Gallipoli- dettaglio soffitto
Antica farmacia Provenzano Gallipoli- dettaglio teche farmaci
Sulla teca di fronte, in alto, una serie di ceramiche con disegni color turchese opaco sono quelle più antiche, risalgono al '700 e vengono da una fornace di Grottaglie. Le tecniche usate per creare e dipingere queste ceramiche sono cadute in disuso, tant' è che degli studiosi del Museo della Ceramica sono andati ad esaminarle.
Quando a Lucrezia è arrivata la stanchezza, ci siamo fermati in un bar per la nanna e noi intanto abbiamo sorseggiato un bell'aperitivo, controllato online in quale ristorante mangiare e prenotato.
Nanna e ristoro
Mentre piluccavamo le nostre olive e sorseggiavamo succo d'arancia (per chi allatta) e negroni (per chi no), è passato un sub per strada, vestito da sub, con tanto di muta nera, cappuccio, scarpini e i pesci appesi alla cintola! Nel centro storico! Passeggiava bagnato e con nonchalance tra la gente in questo soleggiato sabato invernale.
Per arrivare al ristorante abbiamo ricevuto indicazioni da un omaccione enorme con maglietta sopra all'ombellico (sputato fuori da una pancia abnorme) e da una signora che ci ha riferito che il posto era difronte al prend & breck più avanti.
Il posto che abbiamo scelto per pranzare è l'Angolo Blu, un posticino raccolto, piuttosto elegante ma alla mano.
Per Lucrezia hanno cucinato dei micro tubetti al sugo, talmente buoni che ne ha finito un piatto gigantesco e noi ci siamo sfiziati con un sontuoso antipasto di pesce, poi pappardelle zucchine gamberetti e vongole, decorate col nero di seppia, quindi una seppia alla gallipolina.
Pappardelle zucchine gamberetti e vongole
Seppia alla gallipolina
Dopo il caffè ci siamo affacciati sul mare, verso il faro di Sant'Andrea, dove ogni volta il cuore si apre per lasciare entrare lo scintillio del sole sul mare e la brezza fresca.
Faro di Sant'Andrea
Raggi di Sole
Mare Gallipoli
I gabbiani immancabili volavano sulle splendide chiesette delle confraternite alle spalle e le onde si infrangevano ai piedi dei bastioni.
Un piccolo inconveniente ha cambiato i nostri piani di rientro, dovevamo tornare con il treno delle 15,30 circa, ma quando siamo andati a prendere le bici, Lucrezia intanto facendo su e giù dalla rampa della cattedrale, è caduta ed è andata a sbattere contro la ringhiera; aveva le narici e il labbro sanguinanti e non vado oltre nei particolari, ma non capendo se si fosse fatta male sul serio insomma, siamo finiti in ospedale.
Ospedale di Gallipoli- nanna post trauma
Tralasciando questa parte del racconto, alla fine la piccola si era solo graffiata bocca e naso, per cui verso le 17, 30 eravamo di nuovo in stazione per prendere il treno del rientro.
Lucrezia anche al ritorno ha giocato felice passeggiando da un vagone all'altro. Stavolta abbiamo dovuto cambiare nella stazione di Zollino e l'ultimo treno era finalmente un'anziana Littorina con sedili in pelle.
Sedili vecchia Littorina
Dettagli Littorina
Pacco di leccornie diretto con il suo proprietario a Milano, nell'immancabile scatola di cartone
Dettaglio Littorina
Dettaglio Littorina
Insomma il ritorno è stato un po' faticoso perchè saremmo dovuti rientrare due ore prima con la luce ed invece siamo partiti due ore dopo con il buio e il freddo della sera, spaventati dall'incidente, ma è stato veramente un bel viaggio, anche non troppo faticoso con una bimba così piccina.
Rientro a Lecce, sera
Prossima tappa, probabilmente Leuca, anzi Gagliano del Capo. Capolinea.
Valeria Girau- valeriagirau.blogspot.it
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