martedì 11 novembre 2014

Dolmen e menhir del Salento- Valeria Girau


Nel film  2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, un imponente monolite nero accompagna lo spettatore sin dall'inizio del film, lasciandogli addosso una buona dose di domande ed inquietudine.

(Monolite di 2001 Odissea nello spazio, di Stanley Kubrick, USA, 1968)



Come nel film, così nel Salento, il fenomeno megalitico semina la sua scia di fascino e mistero lungo il cammino; attualmente in tutta la Puglia ci sono 102 monumenti, di cui 23 dolmen e 79 menhir.

(Dolmen e Menhir nella zona salentina)

I megaliti in linea generale si dividono in alcuni grandi gruppi, rispettivamente: menhir, dolmen, allineamenti, cromlech e costruzioni difensive.

Menhir:sono monoliti verticali di diverse altezze e fattezze.
Uno dei più famosi è quello di Locmariaquer il Grand Menhir BrisèGrande Menhir Spezzato  (Bretagna) di 20m.
La parola proviene dal dialetto bretone men: pietra e hir: lunga.

(Menhir di Locmariaquer, Men-er-Hroëc'h ovvero Pietra della Fata, Morbihan- Bretagna) 

Dolmensono costruzioni formate da una o più lastre verticali infisse nel terreno, sormontate da una o più lastre orizzontali.
La parola proviene dal dialetto bretone dol: tavola e men: pietra.


(Dolmen Salento)

Allineamenti: sono monoliti disposti su rettilinei a volte paralleli tra loro.
Il più spettacolare è sicuramente quello di Carnac in Bretagna, composto da più                             allineamenti, Ménec, Kermario e Kerlescan, per un totale di 3000 monoliti distribuiti su 4 km.

(Allineamento di Carnac, Bretagna) 


Cromlech (o Stone Circles): 
Un insieme di monoliti che tendono a formare una curva, da crum: curva e lech: pietra.
Ce ne sono eccezionalmente di rettangolari, come quello di Crucuno nel                                 Morbihan.
Il più noto è sicuramente Stonehenge nel Wiltshire in Inghilterra.

(Stone Circles di Stonehenge nel Wiltshire in Inghilterra).             


Costruzioni difensive: Sono ascrivibili al megalitismo perché costruite con grandi blocchi di pietra, ma il loro utilizzo è chiaro a differenza delle altre forme monolitiche.

(Mura megalitiche Manduria, Salento)

Cosa sono questi megaliti e quale la loro funzione?
Innanzi tutto dolmen e menhir, sono state le prime forme architettoniche che l'uomo abbia immaginato e creato, spesso in maniera collettiva e per la collettività.
Sono l'espressione di una società che nel tempo diviene sempre più complessa ed articolata e già solo per questo meritano una grande attenzione.

La loro costruzione ha richiesto duro lavoro ed ingegno: basti pensare che per il menhir di Locmariaquer in Bretagna, ad esempio, si è calcolato siano serviti circa 3000 uomini. E per menhir e dolmen più piccoli come i nostri, si parla comunque del lavoro coordinato di centinaia di persone.

La pietra blu di Stonehenge sembra provenisse da una località lontana ben 400 km, passando per terre e fiumi, certo senza l'ausilio delle tecniche attuali, probabilmente facendoli scivolare su neve e ghiaccio.

Molti dolmen avevano funzione sepolcrale e lo capiamo dal contesto dei ritrovamenti, ma nel complesso non sono stati rinvenuti molti scheletri.
Probabilmente erano tombe per pochi, individui di valore riconosciuto; forse per i più coraggiosi in battaglia, o per coloro che riuscivano a prendere il sopravvento sugli altri, facendo credere di essere i fautori di un periodo florido in auge o degli sciamani dei culti solari, figure diffuse nel neolitico.
Del resto, l' orientamento spesso ben preciso dei monoliti, con le facce più larghe che guardano verso Est e verso Ovest li lega ai culti aniconici solari. Essi spesso si trovano infatti allineati esattamente nei punti di passaggio del Sole, il solstizio d'estate o l'equinozio. Infissi nel terreno,  testimoniano il culto della dea madre Terra, il culto più importante del neolitico.
Molto spesso sembrano anche segnalare confini territoriali o viceversa sembra che la delineazione fosse fatta a partire dai punti in cui essi si trovano; e come sempre non ci è dato saperlo con esattezza.

In alcuni paesi si usa ancora commemorare con monoliti la memoria dei morti e questo utilizzo attuale può aiutarci in parte a ipotizzare quello passato. Del resto anche la cultura occidentale erige tuttora delle lapidi composte da un unico pezzo di pietra tagliata e scolpita, a onore e memoria dei propri defunti.
In altri paesi, tra cui l' Indonesia, l'India, il Madagascar, l'Etiopia, l'Oceania, i monoliti vengono eretti anche per motivi più variegati, festeggiare una persona importante, un matrimonio, i fidanzamenti.

Tornando al passato, il complesso fenomeno megalitico si sviluppò a partire da un determinato periodo, ritenuto dagli storici l'optimum climatico per l'Europa, con temperature più elevate delle attuali.
Secondo alcune teorie è anche possibile che, all'opposto, fossero proprio quei cumuli posizionati sapientemente sui centri magnetici terrestri naturali, a mantenere intatta la geomorfologia del territorio ed a garantirne la stabilità magnetica (e quindi climatica).
Potevano quindi essere strumenti utilizzati in maniera sapientemente strategica, da uomini e società particolarmente sensibili ed in sintonia col loro ambiente.

La costruzione e il posizionamento dei monumenti megalitici si diffuse per un lungo lasso di tempo che va all'incirca dal V millennio a. C. nella penisola Iberica ed in Francia, fino ai monumenti più recenti, come quelli del meridione d'Italia, che risalgono all'incirca al II millennio a. C.
In questo ampio periodo, grazie anche al clima favorevole, una delle trasformazioni più importanti nella storia dell'uomo fu la cosiddetta rivoluzione neoliticain cui l'umanità abbandonò il nomadismo per dedicarsi alla agricoltura ed all'allevamento.
Tutto cambiò.
Cambiò la società, l'aspetto del territorio attorno, la scansione della vita quotidiana.

In epoca moderna, prima di qualsiasi percorso storico, la presenza di queste pietre si spiegava con l'ipotesi che fossero luoghi magici, probabilmente la case delle fate o di giganti venuti dall'Africa, di streghe, di maghi, del Diavolo.
Ad alcune si attribuivano virtù curative.

Verso la fine del '700 si inizio a studiare storicamente e scientificamente l'origine di questi monumenti.
Inizialmente si credeva che il fenomeno megalitico fosse opera dei Celti e che questi luoghi fossero stati creati dai Galli come altari dei loro riti cruenti.
In realtà alla fine del '700, tutto ciò che era antecedente la conquista romana veniva attribuito ai Galli perché tutte le popolazioni a loro precedenti non erano note;
Insieme alla celtomania, iniziavano però i primi scavi, e con essi i ritrovamenti di vasi e strumenti primitivi in pietra, di ceramiche. Con gli scavi anche i primi saccheggi di tombe, alla ricerca di tesori.
Ci si accorse a questo punto che non si trovavano oggetti di ferro e di conseguenza i monumenti megalitici dovevano essere più antichi di quanto si fosse immaginato.
Gli studi sui dolmen si intensificarono in tutta Europa, in Italia in particolare: i primi censimenti dei monumenti della Puglia risalgono all'800.
Nel 1884 vicino Taranto venne ritrovato il dolmen di Leucaspide, che la scrittrice Janet Ross descrive nei suoi Italian Sketches.


L'evoluzione degli studi subì un avanzamento repentino, con un susseguirsi di fondamentali tasselli successivi, alcuni tra i più importanti: gli scavi si moltiplicarono in tutta Europa e ci si accorse che il ritrovamento di utensili primitivi era associato al ritrovamento di animali estinti.
Nel 1859 Darwin pubblicava l'Origine della Specie.
Era sempre più chiaro che i popoli dell'Europa non avevano subito un'evoluzione paragonabile a quella dell'Egitto e dell'Oriente e si fece sempre più forte l'ipotesi che le varie influenze fossero derivate da flussi migratori.
La fase tassonomica arrivò ad altissimi livelli di complessità.
Negli anni '20 circa, iniziarono le prime pubblicazioni di preistoria europea e i dolmen ebbero un ruolo molto importante.
Due erano le teorie formulate circa questi monumenti: essi potevano essere sorti in vari luoghi, indipendentemente ma sotto lo stesso influsso storico, oppure poteva esistere un popolo costruttore dei megaliti.
Si capì in seguito anche grazie all'avvento del carbonio 14 e alla possibilità di datare i monumenti nelle varie nazioni, che  i megaliti sorsero separatamente e a distanza di lungo tempo in diverse società: Malta, il Meridione di Italia, la Bulgaria, l'Almeria, il Portogallo, la Bretagna, parte della Germania, la Danimarca, l'Inghilterra meridionale e la Scozia, l'Irlanda.

L'idea di fondo, l'antesignana, va però fatta risalire alla preistoria. Già l'uomo di Neanderthal interrava i suoi morti e li ricopriva con una lastra di pietra spessa: verso il decimo- undicesimo millennio venne ritrovato uno scheletro magdaleniano attorniato da lastre calcaree orizzontali, sormontate da lastre verticali; il primo microdolmen.
Da qui in poi, con un crescendo in dimensioni, inizia il periodo megalitico.

Come già accennato, anche a causa di qualche effettivo ritrovamento in oro e preziosi, si credeva che molti megaliti celassero (o indicassero) la presenza tesori e per questo furono depredati.
Il numero delle leggende popolari e dei riti attorno ad essi si moltiplicarono ed aumentarono sino a che la chiesa non decise di sopprimerli, a volte eliminando gli stessi monumenti o tentando di cristianizzarli scolpendo o infiggendoci sopra delle croci, oppure, come avviene anche nel Salento, trasformandoli in Osanna (dall'ebraico הושענא "Hoshana", aiutaci, salvaci) colonne "de lu Sanna".



ELENCO DOLMEN E MENHIR DELLA PROVINCIA DI LECCE
(da DOLMEN E MENHIR DI PUGLIA di Paolo Malagrinò, Schena editore, Fasano, 1978).






Valeria Girau- valeriagirau.blogspot.it


                                



domenica 9 novembre 2014

VIAGGIO VERSO GALLIPOLI CON LE FERROVIE SUD EST E LE BICICLETTE. Viaggi con bambini nel Salento

Mi sono sempre piaciuti i treni perché sono relazionali.
In treno puoi chiacchierare con chi ti siede di fronte, di lato, su di un sedile vicino, o dieci posti più in la; puoi prendere un caffè al bar, scendere a prenderlo al bar delle stazioni quando il cambio dura
un' ora.
Sui vagoni succedono un mucchio di cose: due miei amici si sono innamorati e adesso hanno due bambini bellissimi; ci si possono fare le prime figuracce, come farsi beccare in bagno senza biglietto per una tratta di cinque minuti d'orologio,  si può riflettere notti intere appesi ai finestrini inalando buio pesto, si può dividere un cesto di mandarini,  ritrovare vecchi amici.
Si può trovare affetto sincero: una volta durante un lungo viaggio notturno di ritorno dall'università, una signora mi ha praticamente costretta a distendere le gambe sulle sue perché non ammetteva che dormissi scomoda.
Non c'è stato verso di farla desistere, hanno vinto le sue morbide ciccie e io ho fatto la mia migliore dormita in treno dalla notte dei tempi.
Se come i salentini vivi nel sud del mondo, almeno una volta nella vita prenderai un treno. Se sei fortunato, molte di più.

Per il primo small trip di Lucrezia (quando abbiamo fatto il viaggio aveva 14 mesi), abbiamo scelto due dei mezzi di trasporto che preferiamo, cioè la bici e il treno per l'appunto, ed una storica tratta ferroviaria salentina, quella delle Sud Est, che ci avrebbe portato verso Gallipoli.
Giorno di partenza un sabato di dicembre, giornata splendida, sole pieno, freschetto ma non troppo.

Lucrezia in bici, in stazione a Lecce                                


Cartelli ferroviari in stazione a Lecce            


Treni delle Ferrovie  Sud Est - Foto di Maurizio Buttazzo         

Le ferrovie Sud Est raggiungono buona parte dei comuni a sud di Lecce fino al capo di Leuca e quelli della provincia di Brindisi e Taranto, oltre che parte del barese.
C'è un bel docufilm visionario ed ironico che ne parla, Italian Sud Est, prodotto dalla Fluid Video Crew per la regia di Davide Barletti.
I vagoni delle Sud Est, prendono il nome di Littorine, che è il soprannome delle prime automotrici diesel prodotte in Italia dal 1932 in poi.
Quelle più vecchie hanno interni giallo pallido traslucidi, sedili marroni in pelle pieni di scritte, posacenere in metallo, finestrini apribili con tendine di panno color nocciola, portabagagli anch'essi in metallo (traforato) e bagni impraticabili.

Interni dei treni delle Ferrovie  Sud Est- Foto di Maurizio Buttazzo             

All'esterno le littorine sono colorate, ma lungo il tragitto in alcune stazioni se ne trovano di bianche, come canute, sedute salde e sole sull'erba secca in una posa da far west americano.

Il biglietto si compra sul primo binario in una biglietteria a parte, e per Gallipoli costa all'incirca 8 euro (inclusi i bambini); le biciclette non pagano ma è comunque necessario far loro un biglietto d'accompagnamento.
Poichè non tutti i treni hanno la rastrelliera per appendere le bici (si appendono per le ruote, di traverso, in alto), è necessario chiamare almeno due ore prima della partenza il numero 0832/668265/257 dalle ore 5,30 alle ore 19,30 (Sezione di Lecce), per verificare che le rastrelliere ci siano davvero sul treno che prenderete.

Luca e Lucrezia in treno, dietro la rastrelliera per le biciclette           

Il passaggio da un binario all'altro è piuttosto pericoloso specie con i bambini, perchè nella migliore delle ipotesi si attraversano i binari con le bici facendo tanta attenzione, nella peggiore si deve prendere il sottopassaggio e quindi mentre uno resta con la bimba, l'altro trasporta le biciclette una ad una.
Il personale è gentile e disponibile, aiutano tutti, aspettano, basta chiedere.
Il treno che abbiamo preso all'andata era nuovo, Lucrezia si è divertita ad attraversare per tutto il tempo il convoglio da parte a parte, con massimo divertimento sui gradini tra una carrozza e l'altra; ha chiacchierato con tutti e detto ehi! a tutti: la famiglia di italiani, due ragazzi spagnoli in viaggio, il gruppo di indiani ed il gruppone di africani.
La mescolanza etnica ci ha permesso di gustare un viaggio nel viaggio e di capire che ehi! funziona bene in tutte le lingue.

Lucrezia corre felice tra i vagoni         

Dal finestrino scorrono veloci campi di ulivi, paiare, casolari abbandonati e masserie bellissime, terra rossa e contadini all'opera, fino a che, all'improvviso, dietro al verde appare una striscia celeste di mare soleggiato.
Arrivati in città, con le bici abbiamo raggiunto l'ingresso di Gallipoli. La stazione è poco fuori, sulle vie dello shopping, a circa 2 km dal centro storico.

Ape colma di arance all'uscita dalla stazione di Gallipoli           

Ci siamo fermati poco prima del castello, davanti al porto, vicino alla fontana etrusca a parlare con i pescatori e a guardare barche a vela e pescherecci, poi costeggiando il mare siamo entrati nel centro e abbiamo lasciato le bici legate ad un palo davanti alla cattedrale.

                                                                                                     

Pescatori gallipolini         
In bici a Gallipoli      

Profilo della Cattedrale di Gallipoli   

Lucrezia, curiosa e spavalda, mi ha costretta ad entrare nella farmacia storica di Gallipoli, un luogo magico, a forma di semicerchio e tutta affrescata; dietro una porticina l'accesso alla cisterna, enormi teche di vetro vanno dal pavimento al soffitto e sono piene di vasi, bocce e fialette, ceramiche e terrecotte di tutte le epoche con scritte vecchie ed affascinanti che indicano sostanze ormai dimenticate, contenute nei vari recipienti, la manna ad esempio, le droghe, i veleni.

Antica farmacia Provenzano Gallipoli            

Antica farmacia Provenzano Gallipoli- dettaglio soffitto

   Antica farmacia Provenzano Gallipoli- dettaglio teche farmaci                

Sulla teca di fronte, in alto, una serie di ceramiche con disegni color turchese opaco sono quelle più antiche, risalgono al '700 e vengono da una fornace di Grottaglie. Le tecniche usate per creare e dipingere queste ceramiche sono cadute in disuso, tant' è che degli studiosi del Museo della Ceramica sono andati ad esaminarle.

Quando a Lucrezia è arrivata la stanchezza, ci siamo fermati in un bar per la nanna e noi intanto abbiamo sorseggiato un bell'aperitivo, controllato online in quale ristorante mangiare e prenotato.


Nanna e ristoro                                 

Mentre piluccavamo le nostre olive e sorseggiavamo succo d'arancia (per chi allatta) e negroni (per chi no), è passato un sub per strada, vestito da sub, con tanto di muta nera, cappuccio, scarpini e i pesci appesi alla cintola! Nel centro storico! Passeggiava bagnato e con nonchalance tra la gente in questo soleggiato sabato invernale.
Per arrivare al ristorante abbiamo ricevuto indicazioni da un omaccione enorme con maglietta sopra all'ombellico (sputato fuori da una pancia abnorme) e da una signora che ci ha riferito che il posto era difronte al prend & breck più avanti.
Il posto che abbiamo scelto per pranzare è l'Angolo Blu, un posticino raccolto, piuttosto elegante ma alla mano.
Per Lucrezia hanno cucinato dei micro tubetti al sugo, talmente buoni che ne ha finito un piatto gigantesco e noi ci siamo sfiziati con un sontuoso antipasto di pesce, poi pappardelle zucchine gamberetti e vongole, decorate col nero di seppia, quindi una seppia alla gallipolina.

Pappardelle zucchine gamberetti e vongole     

Seppia alla gallipolina     

Dopo il caffè ci siamo affacciati sul mare, verso il faro di Sant'Andrea, dove ogni volta il cuore si apre per lasciare entrare lo scintillio del sole sul mare e la brezza fresca.

Faro di Sant'Andrea     

Raggi di Sole     

Mare Gallipoli     

I gabbiani immancabili volavano sulle splendide chiesette delle confraternite alle spalle e le onde si infrangevano ai piedi dei bastioni.
Un piccolo inconveniente ha cambiato i nostri piani di rientro, dovevamo tornare con il treno delle 15,30 circa, ma quando siamo andati a prendere le bici, Lucrezia intanto facendo su e giù dalla rampa della cattedrale, è caduta ed è andata a sbattere contro la ringhiera; aveva le narici e il labbro sanguinanti e non vado oltre nei particolari, ma non capendo se si fosse fatta male sul serio insomma, siamo finiti in ospedale.

Ospedale di Gallipoli- nanna post trauma     

Tralasciando questa parte del racconto, alla fine la piccola si era solo graffiata bocca e naso, per cui verso le 17, 30 eravamo di nuovo in stazione per prendere il treno del rientro.


Lucrezia anche al ritorno ha giocato felice passeggiando da un vagone all'altro. Stavolta abbiamo dovuto cambiare nella stazione di Zollino e l'ultimo treno era finalmente un'anziana Littorina con sedili in pelle.

Sedili vecchia Littorina     

Dettagli Littorina     

    Pacco di leccornie diretto con il suo proprietario a Milano, nell'immancabile scatola di cartone     

Dettaglio Littorina     

Dettaglio Littorina     

I nostri compagni di viaggio erano un milanese di origini salentine che aveva appena fatto il bagno a mare e una biondona leopardata che ha fatto giocare Lucrezia con il suo telefono (anche lui leopardato).
Insomma il ritorno è stato un po' faticoso perchè saremmo dovuti rientrare due ore prima con la luce ed invece siamo partiti due ore dopo con il buio e il freddo della sera, spaventati dall'incidente, ma è stato veramente un bel viaggio, anche non troppo faticoso con una bimba così piccina.

Rientro a Lecce, sera     

Prossima tappa, probabilmente Leuca, anzi Gagliano del Capo. Capolinea.

Valeria Girau- valeriagirau.blogspot.it






venerdì 29 agosto 2014

Mèlodie Around the Word- Valeria Girau

Mèlodie Around the Word

Prima tappa- Lecce
Agosto 2014


La prima tappa di Mèlodie Around the Word parte dalla Puglia ed in particolare da Lecce e dall'agenzia Nous.
La blogger parigina, attualmente residente a Porto, è una specialista di Musica antica occidentale ed è da sempre interessata allo studio della trasmissione delle musiche tradizionali.
Per approfondire la sua ricerca intraprenderà un viaggio di due anni in giro per il mondo.
Ogni mese una nuova tappa, passando da: Italia, Bulgaria, Iran, Uzbekistan, India, Indonesia, Australia, Cambogia, Cina, Giappone, USA, Messico, Colombia, Brasile, Argentina, Cile, Sud Africa, Mozambico, Etiopia, São Tomé, Burkina Faso, Algeria, Israele, Islanda, dall'agosto 2014 fino a luglio 2016.

How does the transmission take place? How does a musical content evolve? Should traditions evolve within their epochs or keep their original essence? What does authenticity means, and how is it seen in different cultures?
Contro intervista di NOUS a Mèlodie



Mèlodie la prima tappa del tuo viaggio è la Puglia, il Salento nello specifico.
Che idea te ne sei fatta?
Prima di partire o adesso?
Entrambe
Il Salento è la regione di cui tutti gli italiani mi hanno parlato, italiani di tutte le regioni mi hanno sempre detto che è bellissimo; poi mi piace la danza, il ballo e qualcuno mi ha detto:- sai che li c'è la notte della Taranta?, io non sapevo cosa fosse, ma solo il nome già mi attraeva molto, allora ho detto andrò li, questo prima dell'idea del viaggio.
Quando ho avuto l'idea di partire, mi sono detta perché non iniziare dal Salento per l'Europa, da un punto lontano, particolare?
Le tue aspettative sono state deluse o sei contenta?
Io sono proprio contenta, questo paese è bellissimo, la natura è bella, il mare è splendido.
Sei specializzata in musica antica, conosci benissimo la musica barocca; in una città che è l'emblema del barocco, come ti ci senti? Come è stato per te affrontare la città?
Io ci sto benissimo infatti, sento affinità fisiche.
Secondo te il barocco influisce sul carattere degli abitanti?
Si, può essere, c'è questa pietra bianca, di un bianco non tanto freddo ma forte e poi tutte le fioriture che si fanno a partire da questo bianco.
Il bianco è un colore di cui sembra difficile fare qualcosa, invece i leccesi hanno reso questo colore vivo.
Pizzica, barocco, estrema povertà, estrema ricchezza, non so se tu lo hai visto da un punto di vista sociologico, ma gli estremi convivono.
Si, ma è quella la forza di questa regione, ci sono estremi totalmente opposti che convivono senza creare tensioni, semplicemente, ma allo stesso tempo mantenendo intatta la loro forza.
Secondo te anche nella musica popolare, la musica barocca ha portato la sua influenza?
I ritmi che ho studiato qui, sono ritmi che ho già studiato, soprattutto nella musica iberica e anche medievale.
Per dire, ho comprato un tamburello vicino Napoli, da un costruttore che suona la Tammurriata , però sono anche i tamburi che usiamo per studiare la musica medievale in Catalogna, proprio gli stessi strumenti.
Questi sono legami che sussistono in tutto il mondo.
Mi chiedevo, per te la Puglia nel contesto italiano dove si colloca e dove si colloca l'Italia in Europa.
E' una buona domanda. Anche geograficamente è un po' in periferia, io sono arrivata e ho capito subito di essere nel sud, del mondo e dell'Italia, per il modo di essere, di non preoccuparsi, di dire arriverà, forse, buttata li tranquilli.
Non c'entra niente con quello che puoi vedere a Parigi o a Milano e con questa fretta, secondo me anche i temi importanti sono molto più profondi, sull'essere, sulle questioni personali, non tanto sul sembrare.
Quindi meno apparenza?
Si, io penso di si, anche con i suoi paradossi.
L'ultima domanda che volevo farti è se hai una meta particolarmente attesa o un incontro che ti rende trepidante.
L'Iran sarà per me sicuramente un incontro molto forte, un salto musicale ma anche culturale. Non so se lo sarà veramente ma così lo immagino.
L'altro paese che non vedo l'ora di vedere è il Messico, perché ho già tanta affinità con i messicani.
Anche perché tua sorella lo ha studiato a lungo, per cui è un paese che conosci bene.
Esatto, lo conosco bene, ci sono solo due paesi nel mio viaggio che ho già visitato, uno è il Messico e l'altro la Cambogia, nell'uno viveva mia sorella biologica, nell'altro vive la mia sorella acquisita (cambogiana di origine, in affido alla famiglia di Mélodie a 17 anni).
E quindi il Messico sarà a Luglio, esattamente al centro del mio viaggio, verrà tutta la mia famiglia, per festeggiare mia nipote, quindi sarà un momento di gioia.
Festeggerete il passaggio di tua nipote dall'infanzia all'adolescenza, per cui ci sarà la festa successiva a quello che è stato il corrispettivo del battesimo.
Si, mia sorella andò li per studiare, nacque mia nipote e le fecero il battesimo, adesso deve fare la festa per i quindici anni, la festa più importante per una donna.
Ero ancora curiosa di sapere qual'è l'incontro più atteso per quel che riguarda i musicisti.
In India mi fermerò un mese dalla stessa persona per cantare.
E' una cantante di musica carnatica.
Penso anche questa sarà un'esperienza molto forte.
Anche perché tu hai iniziato a cantare da poco e lei ti introdurrà un modo completamente diverso da quello dell'Europa.
Si sarà un'esperienza completa credo.
Il nome della cantante?
Bhuvana Subramanian
Cambiando discorso, secondo te è vero che gli italiani parlano sempre di cibo?
Si, ed è giusto!
E i francesi?
Non so, forse ne parlano, ma non quanto gli italiani!
La cosa bella degli italiani è che si siedono a tavola davanti a tanto cibo e cominciano a parlare di cibo.
Hai visto quante varianti ci sono su una ricetta? Nessuno ha la stessa, ognuno ha la sua, anche dello stesso piatto.
Ho avuto un' esperienza a riguardo con un coinquilino siciliano. Un giorno di martedì mi ha detto:- domenica ti faccio la lasagna, da li è stato un inferno, al telefono con la zia, la madre, la nonna, la sorella, lo zio.
E alla fine ha fatto il suo potpourri.
Si, e una diceva :- non ascoltare tua zia che non sa farla, e l'altra:- non ascoltare tua madre etc...lui non ha vissuto per cinque giorni!
Però era buona.

Grazie Mèlodie e buon viaggio.
   Qui nella foto, Mèlodie con Valeria Girau- direttore artistico di NOUS 
    e la piccola Lucrezia.

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SECONDA INTERVISTA A MELODIE A TEMA PRETTAMENTE MUSICALE


Mèlodie 


Mèlodie, dove inizia il tuo viaggio in realtà ?
In realtà ho sempre amato viaggiare, è una cosa che è dentro di me. Viaggio molto soprattutto in Europa; poi ho fatto qualche progetto qualche anno fa nei paesi del Caucaso e ho capito che potevo legare la mia attività di musicista al viaggio e da lì ho avuto l'idea di fare viaggi più lunghi.
Qualche hanno fa ho fatto un lavoro per un master sulle musiche tradizionali e da lì ho iniziato a pensarci più seriamente. La decisione l'ho presa sei mesi fa ed è stata la cosa più difficile del viaggio. Partire è lasciare tutto quel che ho, anche se adesso mi rendo conto che probabilmente non lascio le cose completamente, però non è stato facile, nel momento in cui dovevo decidere.
Poi però, a quanto ho capito, ad un certo punto hai dato la spinta e lo hai fatto, sei partita e basta.
Esatto. E' una cosa che altrimenti anche con l'età che avanzava non avrei più fatto, per cui ho pensato: o lo faccio adesso, che ho appena finito di studiare, o non lo faccio più.
Poi sono partita. Era il primo di agosto (2014), due settimane fa.
Lo spunto è stato piuttosto immediato a quanto ho capito.
In realtà appena sono partita ed ero sull'aereo per andare a Roma è venuto tutto naturale.
Secondo te, la globalizzazione sta influenzando la tradizione musicale? Che cosa significa tradizione musicale nell'era della globalizzazione?
Io penso che questo viaggio sia fortemente carico di senso perché avviene adesso che la globalizzazione è estremamente estesa soprattutto a livello culturale e quindi anche musicale; per me, avendo studiato musica antica, sono molto importanti i temperamenti delle intonazioni vocali, è importante sapere se gli intervalli sono uguali o se c'è qualche particolarità in base alle regioni.
Tutti i semitoni sono uguali nella musica occidentale, questi temperamenti in musica antica non ce li sogniamo perché in Europa non si faceva fino a duecento anni fa ed è quello di cui parlo tra le altre cose nel mio lavoro a Basilea, cioè mi chiedo come mai questo temperamento ha avuto un successo così forte e adesso si suona dappertutto.
Il fatto di avere due temperamenti uguali fa perdere tanta personalità e particolarità.
Per cui c'è omologazione, non differenziazione. Unificazione non come linguaggio comune.
No, ma come semplificazione del linguaggio, che arriva ad una lingua comune che però perde tanto della sua forza, già nello scegliere di suonare con strumenti temperati.
Per cui in partenza si è già frenati, poi con la spinta della globalizzazione si perde del tutto peculiarità.
Si ed anche a livello di strumenti, non si suonano più quelli acustici, si suonano quelli elettronici ed ecco l'inquinamento del suono.
Si ed anche l'inquinamento globale, quello acustico, come abbiamo potuto sentire l'altro giorno qui in piazza (piazza Sant'Oronzo Lecce).
Si, infatti, questo d'altra parte rende tutti i prodotti più commercializzabili, assomigliano di più l'uno all'altro ed è più facile capire questa musica per uno che per esempio vive in Cina.
Uno che vive in Cina può convincersi di capire quella musica anche se non è la sua, in realtà non c'è nulla da capire, è leggibile perché non c'è nulla da leggere.
A volte sembra una questione di pigrizia.
Si, un livellamento verso il basso, a me piacciono gli esperimenti di fusion musicale quando si arricchiscono l'un l'altro, se invece cerchiamo l'unico linguaggio comune rimangono due note.
E tanta noia penso.
E poche note, il linguaggio universale infatti è così povero che funziona per tutti.
Dato lo spunto iniziale mi chiedevo, musica antica e popolare francese, quali caratteristiche hanno, faccele conoscere meglio.
La musica popolare francese la conosco poco, sono nata in città.
Non è diffusa anche in città come da noi attualmente?
Non ha la forza della terra, delle radici che ti portano ad un senso di identità molto forte.
E la musica antica invece?
Io ho scelto la musica antica perché appunto il modo di suonarla, il linguaggio, rassomigliano di più a quelle dell'epoca in cui sono state scritte e questo permette di tornare in un contesto acustico d'origine e quindi io vedo che suonare musica antica o storicamente informata, come si chiama, fa sì che si suoni solo musica contemporanea.
Quando stiamo facendo musica di un altro tempo, in un contesto ben preciso e con i suoi strumenti, secondo me stiamo facendo musica contemporanea.
La mettiamo nel suo contesto per farla diventare una cosa nuova, quest' intervallo improbabile, questa nota acuta...
Penso che con questa musica anche l'improvvisazione sia maggiore, la possibilità di variazione.
Si, si, la musica antica è molto più viva di quella popolare,perché la partitura ci dice molto di meno e quindi dobbiamo inventarci più cose.
Ti faccio una domanda frivola, in viaggio cosa porti sempre con te?
Mi porto il fagotto che occupa un po' di spazio, la macchina fotografica, ho un registratore, un tre piedi.
Attrezzatura tecnica.
Attrezzatura tecnica avanzata.
Io non ho mai avuto nemmeno una macchinetta fotografica, per me avere questa fotocamera con questa grande lente è una cosa nuova.
E poi non c'è più spazio per tutto il resto.
Mi porto tanti foulard, perché quelli servono per tutto, lenzuola, asciugamani, li metto sugli occhi quando c'è il sole per dormire, cuscini, vestito.
Multifunzione e leggero.
Esatto.Mi piace l'idea dell' oggetto multifunzione.
Ed è molto francese devo dire.
Ah si?
Foulard!
Ah si, l'eleganza.
C'è un suono in particolare che ti fa pensare a questa città o alla sua gente?
E' da qualche giorno che sono qui, e mi sveglio la mattina e sento il suono della pizzica, con tutti questi tamburi.
Sul serio? Per strada o nella tua memoria uditiva?
Nella mia memoria, devo dire che tutta la notte sento i tamburi.
Anche perché ieri sei stata alla notte della taranta.
Anche l'altro ieri e l'altro giorno.
Una curiosità, in base alla tua esperienza musicale, ci sono due stili che mescolati insieme, possono dar vita al connubio perfetto?
Ho iniziato un progetto che mi piacerebbe continuare, avevo invitato un gruppo di musica armena a suonare con un gruppo di musica barocca, la mescolanza è uscita benissimo, anche lì, i temperamenti mesotonici andavano veramente bene ed anche i timbri degli strumenti, anche se secondo me più avanti non dovrei rifarlo con un gruppo di musica barocca, ma con uno di musica medievale.
Da li ho iniziato a studiare musica medievale, ma sono agli inizi, vedremo quando torno.
Mi chiedevo da un punto di vista puramente sociologico, nella musica popolare del mondo quali temi si ripetono?
Anche qui andrebbe fatta una distinzione tra la musica popolare precedente e quella attuale.
Nella precedente si parla di vita quotidiana e l'amore è un tema universale.
C'è un detto che dice :-più se ne parla e meno se ne fa.
Oddio speriamo di no!
E già!

Grazie a Mèlodie
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Valeria Girau- valeriagirau.blogspot.it