martedì 11 novembre 2014

Dolmen e menhir del Salento- Valeria Girau


Nel film  2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, un imponente monolite nero accompagna lo spettatore sin dall'inizio del film, lasciandogli addosso una buona dose di domande ed inquietudine.

(Monolite di 2001 Odissea nello spazio, di Stanley Kubrick, USA, 1968)



Come nel film, così nel Salento, il fenomeno megalitico semina la sua scia di fascino e mistero lungo il cammino; attualmente in tutta la Puglia ci sono 102 monumenti, di cui 23 dolmen e 79 menhir.

(Dolmen e Menhir nella zona salentina)

I megaliti in linea generale si dividono in alcuni grandi gruppi, rispettivamente: menhir, dolmen, allineamenti, cromlech e costruzioni difensive.

Menhir:sono monoliti verticali di diverse altezze e fattezze.
Uno dei più famosi è quello di Locmariaquer il Grand Menhir BrisèGrande Menhir Spezzato  (Bretagna) di 20m.
La parola proviene dal dialetto bretone men: pietra e hir: lunga.

(Menhir di Locmariaquer, Men-er-Hroëc'h ovvero Pietra della Fata, Morbihan- Bretagna) 

Dolmensono costruzioni formate da una o più lastre verticali infisse nel terreno, sormontate da una o più lastre orizzontali.
La parola proviene dal dialetto bretone dol: tavola e men: pietra.


(Dolmen Salento)

Allineamenti: sono monoliti disposti su rettilinei a volte paralleli tra loro.
Il più spettacolare è sicuramente quello di Carnac in Bretagna, composto da più                             allineamenti, Ménec, Kermario e Kerlescan, per un totale di 3000 monoliti distribuiti su 4 km.

(Allineamento di Carnac, Bretagna) 


Cromlech (o Stone Circles): 
Un insieme di monoliti che tendono a formare una curva, da crum: curva e lech: pietra.
Ce ne sono eccezionalmente di rettangolari, come quello di Crucuno nel                                 Morbihan.
Il più noto è sicuramente Stonehenge nel Wiltshire in Inghilterra.

(Stone Circles di Stonehenge nel Wiltshire in Inghilterra).             


Costruzioni difensive: Sono ascrivibili al megalitismo perché costruite con grandi blocchi di pietra, ma il loro utilizzo è chiaro a differenza delle altre forme monolitiche.

(Mura megalitiche Manduria, Salento)

Cosa sono questi megaliti e quale la loro funzione?
Innanzi tutto dolmen e menhir, sono state le prime forme architettoniche che l'uomo abbia immaginato e creato, spesso in maniera collettiva e per la collettività.
Sono l'espressione di una società che nel tempo diviene sempre più complessa ed articolata e già solo per questo meritano una grande attenzione.

La loro costruzione ha richiesto duro lavoro ed ingegno: basti pensare che per il menhir di Locmariaquer in Bretagna, ad esempio, si è calcolato siano serviti circa 3000 uomini. E per menhir e dolmen più piccoli come i nostri, si parla comunque del lavoro coordinato di centinaia di persone.

La pietra blu di Stonehenge sembra provenisse da una località lontana ben 400 km, passando per terre e fiumi, certo senza l'ausilio delle tecniche attuali, probabilmente facendoli scivolare su neve e ghiaccio.

Molti dolmen avevano funzione sepolcrale e lo capiamo dal contesto dei ritrovamenti, ma nel complesso non sono stati rinvenuti molti scheletri.
Probabilmente erano tombe per pochi, individui di valore riconosciuto; forse per i più coraggiosi in battaglia, o per coloro che riuscivano a prendere il sopravvento sugli altri, facendo credere di essere i fautori di un periodo florido in auge o degli sciamani dei culti solari, figure diffuse nel neolitico.
Del resto, l' orientamento spesso ben preciso dei monoliti, con le facce più larghe che guardano verso Est e verso Ovest li lega ai culti aniconici solari. Essi spesso si trovano infatti allineati esattamente nei punti di passaggio del Sole, il solstizio d'estate o l'equinozio. Infissi nel terreno,  testimoniano il culto della dea madre Terra, il culto più importante del neolitico.
Molto spesso sembrano anche segnalare confini territoriali o viceversa sembra che la delineazione fosse fatta a partire dai punti in cui essi si trovano; e come sempre non ci è dato saperlo con esattezza.

In alcuni paesi si usa ancora commemorare con monoliti la memoria dei morti e questo utilizzo attuale può aiutarci in parte a ipotizzare quello passato. Del resto anche la cultura occidentale erige tuttora delle lapidi composte da un unico pezzo di pietra tagliata e scolpita, a onore e memoria dei propri defunti.
In altri paesi, tra cui l' Indonesia, l'India, il Madagascar, l'Etiopia, l'Oceania, i monoliti vengono eretti anche per motivi più variegati, festeggiare una persona importante, un matrimonio, i fidanzamenti.

Tornando al passato, il complesso fenomeno megalitico si sviluppò a partire da un determinato periodo, ritenuto dagli storici l'optimum climatico per l'Europa, con temperature più elevate delle attuali.
Secondo alcune teorie è anche possibile che, all'opposto, fossero proprio quei cumuli posizionati sapientemente sui centri magnetici terrestri naturali, a mantenere intatta la geomorfologia del territorio ed a garantirne la stabilità magnetica (e quindi climatica).
Potevano quindi essere strumenti utilizzati in maniera sapientemente strategica, da uomini e società particolarmente sensibili ed in sintonia col loro ambiente.

La costruzione e il posizionamento dei monumenti megalitici si diffuse per un lungo lasso di tempo che va all'incirca dal V millennio a. C. nella penisola Iberica ed in Francia, fino ai monumenti più recenti, come quelli del meridione d'Italia, che risalgono all'incirca al II millennio a. C.
In questo ampio periodo, grazie anche al clima favorevole, una delle trasformazioni più importanti nella storia dell'uomo fu la cosiddetta rivoluzione neoliticain cui l'umanità abbandonò il nomadismo per dedicarsi alla agricoltura ed all'allevamento.
Tutto cambiò.
Cambiò la società, l'aspetto del territorio attorno, la scansione della vita quotidiana.

In epoca moderna, prima di qualsiasi percorso storico, la presenza di queste pietre si spiegava con l'ipotesi che fossero luoghi magici, probabilmente la case delle fate o di giganti venuti dall'Africa, di streghe, di maghi, del Diavolo.
Ad alcune si attribuivano virtù curative.

Verso la fine del '700 si inizio a studiare storicamente e scientificamente l'origine di questi monumenti.
Inizialmente si credeva che il fenomeno megalitico fosse opera dei Celti e che questi luoghi fossero stati creati dai Galli come altari dei loro riti cruenti.
In realtà alla fine del '700, tutto ciò che era antecedente la conquista romana veniva attribuito ai Galli perché tutte le popolazioni a loro precedenti non erano note;
Insieme alla celtomania, iniziavano però i primi scavi, e con essi i ritrovamenti di vasi e strumenti primitivi in pietra, di ceramiche. Con gli scavi anche i primi saccheggi di tombe, alla ricerca di tesori.
Ci si accorse a questo punto che non si trovavano oggetti di ferro e di conseguenza i monumenti megalitici dovevano essere più antichi di quanto si fosse immaginato.
Gli studi sui dolmen si intensificarono in tutta Europa, in Italia in particolare: i primi censimenti dei monumenti della Puglia risalgono all'800.
Nel 1884 vicino Taranto venne ritrovato il dolmen di Leucaspide, che la scrittrice Janet Ross descrive nei suoi Italian Sketches.


L'evoluzione degli studi subì un avanzamento repentino, con un susseguirsi di fondamentali tasselli successivi, alcuni tra i più importanti: gli scavi si moltiplicarono in tutta Europa e ci si accorse che il ritrovamento di utensili primitivi era associato al ritrovamento di animali estinti.
Nel 1859 Darwin pubblicava l'Origine della Specie.
Era sempre più chiaro che i popoli dell'Europa non avevano subito un'evoluzione paragonabile a quella dell'Egitto e dell'Oriente e si fece sempre più forte l'ipotesi che le varie influenze fossero derivate da flussi migratori.
La fase tassonomica arrivò ad altissimi livelli di complessità.
Negli anni '20 circa, iniziarono le prime pubblicazioni di preistoria europea e i dolmen ebbero un ruolo molto importante.
Due erano le teorie formulate circa questi monumenti: essi potevano essere sorti in vari luoghi, indipendentemente ma sotto lo stesso influsso storico, oppure poteva esistere un popolo costruttore dei megaliti.
Si capì in seguito anche grazie all'avvento del carbonio 14 e alla possibilità di datare i monumenti nelle varie nazioni, che  i megaliti sorsero separatamente e a distanza di lungo tempo in diverse società: Malta, il Meridione di Italia, la Bulgaria, l'Almeria, il Portogallo, la Bretagna, parte della Germania, la Danimarca, l'Inghilterra meridionale e la Scozia, l'Irlanda.

L'idea di fondo, l'antesignana, va però fatta risalire alla preistoria. Già l'uomo di Neanderthal interrava i suoi morti e li ricopriva con una lastra di pietra spessa: verso il decimo- undicesimo millennio venne ritrovato uno scheletro magdaleniano attorniato da lastre calcaree orizzontali, sormontate da lastre verticali; il primo microdolmen.
Da qui in poi, con un crescendo in dimensioni, inizia il periodo megalitico.

Come già accennato, anche a causa di qualche effettivo ritrovamento in oro e preziosi, si credeva che molti megaliti celassero (o indicassero) la presenza tesori e per questo furono depredati.
Il numero delle leggende popolari e dei riti attorno ad essi si moltiplicarono ed aumentarono sino a che la chiesa non decise di sopprimerli, a volte eliminando gli stessi monumenti o tentando di cristianizzarli scolpendo o infiggendoci sopra delle croci, oppure, come avviene anche nel Salento, trasformandoli in Osanna (dall'ebraico הושענא "Hoshana", aiutaci, salvaci) colonne "de lu Sanna".



ELENCO DOLMEN E MENHIR DELLA PROVINCIA DI LECCE
(da DOLMEN E MENHIR DI PUGLIA di Paolo Malagrinò, Schena editore, Fasano, 1978).






Valeria Girau- valeriagirau.blogspot.it


                                



domenica 9 novembre 2014

VIAGGIO VERSO GALLIPOLI CON LE FERROVIE SUD EST E LE BICICLETTE. Viaggi con bambini nel Salento

Mi sono sempre piaciuti i treni perché sono relazionali.
In treno puoi chiacchierare con chi ti siede di fronte, di lato, su di un sedile vicino, o dieci posti più in la; puoi prendere un caffè al bar, scendere a prenderlo al bar delle stazioni quando il cambio dura
un' ora.
Sui vagoni succedono un mucchio di cose: due miei amici si sono innamorati e adesso hanno due bambini bellissimi; ci si possono fare le prime figuracce, come farsi beccare in bagno senza biglietto per una tratta di cinque minuti d'orologio,  si può riflettere notti intere appesi ai finestrini inalando buio pesto, si può dividere un cesto di mandarini,  ritrovare vecchi amici.
Si può trovare affetto sincero: una volta durante un lungo viaggio notturno di ritorno dall'università, una signora mi ha praticamente costretta a distendere le gambe sulle sue perché non ammetteva che dormissi scomoda.
Non c'è stato verso di farla desistere, hanno vinto le sue morbide ciccie e io ho fatto la mia migliore dormita in treno dalla notte dei tempi.
Se come i salentini vivi nel sud del mondo, almeno una volta nella vita prenderai un treno. Se sei fortunato, molte di più.

Per il primo small trip di Lucrezia (quando abbiamo fatto il viaggio aveva 14 mesi), abbiamo scelto due dei mezzi di trasporto che preferiamo, cioè la bici e il treno per l'appunto, ed una storica tratta ferroviaria salentina, quella delle Sud Est, che ci avrebbe portato verso Gallipoli.
Giorno di partenza un sabato di dicembre, giornata splendida, sole pieno, freschetto ma non troppo.

Lucrezia in bici, in stazione a Lecce                                


Cartelli ferroviari in stazione a Lecce            


Treni delle Ferrovie  Sud Est - Foto di Maurizio Buttazzo         

Le ferrovie Sud Est raggiungono buona parte dei comuni a sud di Lecce fino al capo di Leuca e quelli della provincia di Brindisi e Taranto, oltre che parte del barese.
C'è un bel docufilm visionario ed ironico che ne parla, Italian Sud Est, prodotto dalla Fluid Video Crew per la regia di Davide Barletti.
I vagoni delle Sud Est, prendono il nome di Littorine, che è il soprannome delle prime automotrici diesel prodotte in Italia dal 1932 in poi.
Quelle più vecchie hanno interni giallo pallido traslucidi, sedili marroni in pelle pieni di scritte, posacenere in metallo, finestrini apribili con tendine di panno color nocciola, portabagagli anch'essi in metallo (traforato) e bagni impraticabili.

Interni dei treni delle Ferrovie  Sud Est- Foto di Maurizio Buttazzo             

All'esterno le littorine sono colorate, ma lungo il tragitto in alcune stazioni se ne trovano di bianche, come canute, sedute salde e sole sull'erba secca in una posa da far west americano.

Il biglietto si compra sul primo binario in una biglietteria a parte, e per Gallipoli costa all'incirca 8 euro (inclusi i bambini); le biciclette non pagano ma è comunque necessario far loro un biglietto d'accompagnamento.
Poichè non tutti i treni hanno la rastrelliera per appendere le bici (si appendono per le ruote, di traverso, in alto), è necessario chiamare almeno due ore prima della partenza il numero 0832/668265/257 dalle ore 5,30 alle ore 19,30 (Sezione di Lecce), per verificare che le rastrelliere ci siano davvero sul treno che prenderete.

Luca e Lucrezia in treno, dietro la rastrelliera per le biciclette           

Il passaggio da un binario all'altro è piuttosto pericoloso specie con i bambini, perchè nella migliore delle ipotesi si attraversano i binari con le bici facendo tanta attenzione, nella peggiore si deve prendere il sottopassaggio e quindi mentre uno resta con la bimba, l'altro trasporta le biciclette una ad una.
Il personale è gentile e disponibile, aiutano tutti, aspettano, basta chiedere.
Il treno che abbiamo preso all'andata era nuovo, Lucrezia si è divertita ad attraversare per tutto il tempo il convoglio da parte a parte, con massimo divertimento sui gradini tra una carrozza e l'altra; ha chiacchierato con tutti e detto ehi! a tutti: la famiglia di italiani, due ragazzi spagnoli in viaggio, il gruppo di indiani ed il gruppone di africani.
La mescolanza etnica ci ha permesso di gustare un viaggio nel viaggio e di capire che ehi! funziona bene in tutte le lingue.

Lucrezia corre felice tra i vagoni         

Dal finestrino scorrono veloci campi di ulivi, paiare, casolari abbandonati e masserie bellissime, terra rossa e contadini all'opera, fino a che, all'improvviso, dietro al verde appare una striscia celeste di mare soleggiato.
Arrivati in città, con le bici abbiamo raggiunto l'ingresso di Gallipoli. La stazione è poco fuori, sulle vie dello shopping, a circa 2 km dal centro storico.

Ape colma di arance all'uscita dalla stazione di Gallipoli           

Ci siamo fermati poco prima del castello, davanti al porto, vicino alla fontana etrusca a parlare con i pescatori e a guardare barche a vela e pescherecci, poi costeggiando il mare siamo entrati nel centro e abbiamo lasciato le bici legate ad un palo davanti alla cattedrale.

                                                                                                     

Pescatori gallipolini         
In bici a Gallipoli      

Profilo della Cattedrale di Gallipoli   

Lucrezia, curiosa e spavalda, mi ha costretta ad entrare nella farmacia storica di Gallipoli, un luogo magico, a forma di semicerchio e tutta affrescata; dietro una porticina l'accesso alla cisterna, enormi teche di vetro vanno dal pavimento al soffitto e sono piene di vasi, bocce e fialette, ceramiche e terrecotte di tutte le epoche con scritte vecchie ed affascinanti che indicano sostanze ormai dimenticate, contenute nei vari recipienti, la manna ad esempio, le droghe, i veleni.

Antica farmacia Provenzano Gallipoli            

Antica farmacia Provenzano Gallipoli- dettaglio soffitto

   Antica farmacia Provenzano Gallipoli- dettaglio teche farmaci                

Sulla teca di fronte, in alto, una serie di ceramiche con disegni color turchese opaco sono quelle più antiche, risalgono al '700 e vengono da una fornace di Grottaglie. Le tecniche usate per creare e dipingere queste ceramiche sono cadute in disuso, tant' è che degli studiosi del Museo della Ceramica sono andati ad esaminarle.

Quando a Lucrezia è arrivata la stanchezza, ci siamo fermati in un bar per la nanna e noi intanto abbiamo sorseggiato un bell'aperitivo, controllato online in quale ristorante mangiare e prenotato.


Nanna e ristoro                                 

Mentre piluccavamo le nostre olive e sorseggiavamo succo d'arancia (per chi allatta) e negroni (per chi no), è passato un sub per strada, vestito da sub, con tanto di muta nera, cappuccio, scarpini e i pesci appesi alla cintola! Nel centro storico! Passeggiava bagnato e con nonchalance tra la gente in questo soleggiato sabato invernale.
Per arrivare al ristorante abbiamo ricevuto indicazioni da un omaccione enorme con maglietta sopra all'ombellico (sputato fuori da una pancia abnorme) e da una signora che ci ha riferito che il posto era difronte al prend & breck più avanti.
Il posto che abbiamo scelto per pranzare è l'Angolo Blu, un posticino raccolto, piuttosto elegante ma alla mano.
Per Lucrezia hanno cucinato dei micro tubetti al sugo, talmente buoni che ne ha finito un piatto gigantesco e noi ci siamo sfiziati con un sontuoso antipasto di pesce, poi pappardelle zucchine gamberetti e vongole, decorate col nero di seppia, quindi una seppia alla gallipolina.

Pappardelle zucchine gamberetti e vongole     

Seppia alla gallipolina     

Dopo il caffè ci siamo affacciati sul mare, verso il faro di Sant'Andrea, dove ogni volta il cuore si apre per lasciare entrare lo scintillio del sole sul mare e la brezza fresca.

Faro di Sant'Andrea     

Raggi di Sole     

Mare Gallipoli     

I gabbiani immancabili volavano sulle splendide chiesette delle confraternite alle spalle e le onde si infrangevano ai piedi dei bastioni.
Un piccolo inconveniente ha cambiato i nostri piani di rientro, dovevamo tornare con il treno delle 15,30 circa, ma quando siamo andati a prendere le bici, Lucrezia intanto facendo su e giù dalla rampa della cattedrale, è caduta ed è andata a sbattere contro la ringhiera; aveva le narici e il labbro sanguinanti e non vado oltre nei particolari, ma non capendo se si fosse fatta male sul serio insomma, siamo finiti in ospedale.

Ospedale di Gallipoli- nanna post trauma     

Tralasciando questa parte del racconto, alla fine la piccola si era solo graffiata bocca e naso, per cui verso le 17, 30 eravamo di nuovo in stazione per prendere il treno del rientro.


Lucrezia anche al ritorno ha giocato felice passeggiando da un vagone all'altro. Stavolta abbiamo dovuto cambiare nella stazione di Zollino e l'ultimo treno era finalmente un'anziana Littorina con sedili in pelle.

Sedili vecchia Littorina     

Dettagli Littorina     

    Pacco di leccornie diretto con il suo proprietario a Milano, nell'immancabile scatola di cartone     

Dettaglio Littorina     

Dettaglio Littorina     

I nostri compagni di viaggio erano un milanese di origini salentine che aveva appena fatto il bagno a mare e una biondona leopardata che ha fatto giocare Lucrezia con il suo telefono (anche lui leopardato).
Insomma il ritorno è stato un po' faticoso perchè saremmo dovuti rientrare due ore prima con la luce ed invece siamo partiti due ore dopo con il buio e il freddo della sera, spaventati dall'incidente, ma è stato veramente un bel viaggio, anche non troppo faticoso con una bimba così piccina.

Rientro a Lecce, sera     

Prossima tappa, probabilmente Leuca, anzi Gagliano del Capo. Capolinea.

Valeria Girau- valeriagirau.blogspot.it